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Comitato per la dichiarazione di tutti i lavori delle donne

 Donne Al lavoro

 

Fuori casa pagate meno, dentro casa gratis

 

Uno più uno fa tre quando si calcola il lavoro delle donne:

la precarietà fa la parte del leone, l’età della pensione fa 66, le ore di lavoro a settimana sono 60, la cifra più alta in Europa, dicono  Eurostat e Commissione Europea. Di contro la dignità del corpo femminile è  ancora considerata zero, da troppi uomini, così come la loro libertà e indipendenza è ignorata nei programmi politici.

 

I conti non tornano e lo dimostriamo

 

“IO DICHIARO

 

E’ un’ iniziativa per la presa di parola delle donne sui  lavori che svolgono

 

IO   DICHIARO

Le ore di lavoro in casa e fuori, la  fatica, i desideri, le  competenze professionali e di cura, le invenzioni, i conflitti e  la capacità di tenere insieme tutto.

 

IO DICHIARO

L’energia che metto per entrare nel mondo del lavoro e viverlo a mia misura.

 

IO DICHIARO

Il benessere  di altri  che dipende da me.

 

IO DICHIARO

L’impegno visibile e quello nascosto che tiene insieme persone e legami sociali.

 

IO DICHIARO

La ricchezza che produco, più grande  di quella che  mi viene retribuita.

 

IO DICHIARO

nulla è scontato di ciò che faccio: dipende da me, dalle mie responsabilità, dalle possibilità materiali di cui dispongo.

 

FARE I CONTI CON NOI

Fate i  conti  con noi.

 

La società deve restituire alle donne ciò che loro costruiscono per essa: buoni lavori con diritti, in primo luogo per le giovani, una moderna e civile rete di servizi pubblici, la considerazione della cura come lavoro tra i più preziosi, anche da condividere con gli uomini.

 

Non vogliamo che le donne paghino la crisi economica e il risanamento del bilancio dello Stato. Questo è l’effetto  delle manovre speculative della finanza e dei tagli ciechi dello Stato per scuola, salute, ambiente, cultura, ricerca, assistenza.

La libertà e l’indipendenza delle donne  apre il futuro di  un diverso  modo di produrre  e distribuire nuova ricchezza.

 

CAMPAGNA PER LA DICHIARAZIONE DEI LAVORI DELLE DONNE

www.ilavoridelledonne.it

La proposta della Dichiarazione dei lavori con l’appello “Se sessanta ore vi sembran poche” è nata dall’intento di non tacere e non stare ferme, di fronte alla proposta, diventata poi legge, di aumentare, in un colpo, di ben sei anni l’età pensionabile delle donne dipendenti del pubblico
impiego per poi generalizzarlo a tutte le altre lavoratrici.
Allora, un gruppo di donne...
(leggi tutta la presentazione di Marisa Nicchi)

Proponiamo la "DICHIARAZIONE DEI LAVORI DELLE DONNE". E’ uno strumento per incontrarsi, lavorare insieme decidendo, realtà per realtà, i modi e i tempi migliori del suo utilizzo.

 E’ una provocazione di cui conosciamo la parzialità, perché il lavoro delle donne rimarrà comunque incommensurabile, afferma e chiede un cambiamento delle relazioni umane, della società e del lavoro.

 

Se 60 ore vi sembran poche


Quando si calcola il lavoro femminile due più due fa cinque.

Dati Eurostat e Commissione Europea (2006-2007) attestano che in media le donne italiane lavorano 60 ore la settimana: sono in Europa quelle che lavorano di più. Sulla somma incide la quantità di lavoro svolto fuori casa che resta maschile nei modi e nei tempi e la mole di impegni di lavoro prestati gratuitamente dalle donne. Questo lavoro gratuito che gli indicatori economici non rilevano tiene in piedi la società la quale, però, restituisce alle donne assai poco rispetto a quanto da loro riceve.

Se questa è la situazione, l'equiparazione tra uomini e donne dell'età pensionabile, ora per le lavoratrici pubbliche domani per tutte le altre, non è davvero una conquista paritaria: azzera i crediti acquisiti dalle donne con il lavoro di cura, non investe sul futuro di molte giovani.

Certo, le donne hanno fatto straordinari passi avanti: oggi più di ieri decidono di sé, della propria sessualità e maternità, hanno più denaro e lavoro retribuito, sono presenti ovunque e vogliono realizzarsi anche di fronte a condizioni proibitive: lavoro precario, carriere intermittenti, redditi più bassi, scarsità di servizi sociali, assenza nelle stanze che contano anche in quelle in cui si decide di mandarle in pensione a sessantasei anni.

Esprimono una soggettività che sollecita una trasformazione profonda per tutti: libertà di scelta, riconoscimento sociale del lavoro di cura e sua redistribuzione tra donne e uomini, efficiente rete di servizi pubblici e nuovi modi di lavorare.

Un’altra civiltà.

Non si può continuare a lavorare tutte e tutti fino alla stessa età senza considerare il tipo di lavoro che si svolge, la vita che si fa e senza pensare a far entrare le giovani donne.

Si può, invece, impostare un sistema pensionistico che contempli la libertà di scelta: andare in pensione tra una soglia minima di età e una massima, in modo da conciliare condizioni di lavoro (innanzitutto quelle con mansioni usuranti) ed esigenze personali. Flessibilità valsa in molte occasioni di ristrutturazione in settori privati e pubblici per ammortizzare i costi sociali e andare incontro alle convenienze dello Stato e delle aziende.

Vogliamo rendere visibile ciò che viene dato per scontato e perciò nascosto.

Vogliamo partire dalla forza di una presa di coscienza femminile e dichiarare pubblicamente tutti i lavori che le donne svolgono, retribuiti e gratuiti, produttivi e riproduttivi, obbligati e volontari.

E’ il momento di dar vita ad una nuova stagione di impegno per la libertà e l’autodeterminazione delle donne come fondamento di un diverso modello sociale, più giusto e solidale. 

 

Con le donne metalmeccaniche alla manifestazione del 16 ottobre promossa dalla Fiom

Le donne italiane vogliono lavorare e lo fanno in molteplici modi. Lavorano fuori casa e in casa, nella produzione e per la cura, in modo obbligato e per scelta, retribuito e gratuito. La loro vita non è rappresentabile in alternative secche. E’ la nuova soggettività delle donne che esprime aspettative di reddito, di autonomia e realizzazione di sé anche di fronte a condizioni che rendono difficile il loro pieno concretizzarsi...
(leggi tutto il documento)

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